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Mika on "Io Donna" (Corriere della Sera's insert) 14 October 2017


Gabry74

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Am I the only one that understands that the first single of his new album is 'it's my house' and is out in a week time ?! :shocked: :dance_man::cheer:

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5 minutes ago, frenchfan84 said:

Am I the only one that understands that the first single of his new album is 'it's my house' and is out in a week time ?! :shocked: :dance_man::cheer:

it will be a single but it´s not said it´s the first single of the new Album. I think it´s like it was with Live Your Life but I hope we all will be able to buy it

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:bow: Could anyone translate the article please ?

 

ORIGINAL in Italian

Spoiler

 

Mika: «Io e il mio compagno Andreas siamo i più tradizionalisti della famiglia»

Il più brillante tra gli showmen della tv, a soli 34 anni, ha alle spalle una vita complessa: dislessia, bullismo e cattivi maestri. Ma la sua solida famiglia cosmopolita gli permette oggi di essere il più sincero interprete delle fluide fragilità contemporanee. In musica, però. Grazie a un viaggio molto personale nell’Italia di ieri e di oggi

    

Seduto a gambe incrociate sul divano della sua nuova casa milanese annegata fra gli alberi, Mika canticchia It’s my House, quella che sarà la sigla del suo nuovo attesissimo programma, Stasera CasaMika (dal 31 ottobre su Raidue), e che uscirà come singolo il 20 ottobre. E anche se questa casa dove siamo e dove lui siede raccontando, ha quadri scintillanti alle pareti, comodi divani e una scomodissima, ma molto bella, poltrona di Cappellini appena arrivata, nella casa della canzone è tutt’altra musica: «There ain’t no paintings on the wall/And the bed might not be long enough/Coz my house/Is your house/There’s room for you».

 

Un omaggio ai migranti e alla “rivoluzione dell’identità” fatto da chi più di ogni altro sa interpretare le emozioni e le evoluzioni della contemporaneità: all’ultima edizione del Tempo delle donne in Triennale a Milano c’era la coda dalle 6 di mattina per sentirlo parlare. «Cerco di condividere la mia anima con la mia palette personale: un gesto, le parole, la musica».

 

E un po’ migrante si sente pure lui, americano-libanese che ha vissuto fra Parigi e Londra e che ha case in più parti del mondo, Londra, Miami e Milano. Anche se in questa casa milanese si appresta a battere il record di giorni consecutivi nello stesso letto, trattenuto a Milano per i lavori in corso del suo programma/laboratorio, quella CasaMika che dopo la stagione trionfale dell’autunno scorso torna su Rai2 il 31 ottobre con parecchie novità e un personale viaggio del cantante nell’Italia di ieri e di oggi: «Non voglio far finta di essere italiano, ma è un divertimento continuare a scoprire questo Paese».

 

Ora è intrigato dalla sfida autoriale televisiva: «Fare tv mi ha aiutato a uscire da una mia bolla. Ha cambiato il mio processo creativo, anche quando scrivo canzoni per il mio prossimo album. È la mia fabbrica di creatività, con gli artisti olandesi dello studio Job, Pierpaolo Piccioli e il team Valentino, mia sorella Jasmine, e i co-autori Ivan Cotroneo, Giulio Mazzoleni e Tiziana Martinengo. Siamo una miniera di idee».

 

Con Cotroneo hanno scritto una fiction, protagonista Mika che viaggerà nel tempo con un processo quasi magico: con l’aiuto di una porta girevole si ritroverà per esempio in un appartamento milanese del 1967 con due adolescenti parecchio stupiti di vederlo, in un inedito “Ritorno al futuro”. «Ci sarà un attore inglese non conosciutissimo ma talentuoso, Gregory, mio amico d’infanzia e una mia amica, Luciana Littizzetto che si diverte a rompere gli schemi e le cose, che mi telefona per dirmi le sue idee alle 11 di sera, e che per la prima volta farà uno show, il varietà. Non parlerà di attualità, ma si ispirerà al caos che ci circonda. Lei a Sanremo è stata fantastica e quando le ho chiesto di venire a Casa Mika all’inizio era perplessa. Poi si è decisa: “Vedi, io ho un marito, il mio sposo, che è Fazio, ma un amante per una donna ci vuole, tu sarai l’amante”».

 

Forse quello che trasversalmente affascina di Mika è proprio la sua capacità di interpretare le fluide fragilità contemporanee. «Oggi riesco a raccontare anche episodi duri della mia vita senza filtri, non mi nascondo più dietro i cartoon, come con Billy Brown». Alle spalle ha un percorso scolastico non facile, funestato da una severa dislessia, dal bullismo e dai cattivi maestri, ma bilanciato da una solida famiglia cosmopolita. «I miei genitori hanno fatto l’anniversario a settembre, 40 anni insieme. Mio padre è un wasp gentile che ha vissuto dappertutto, Georgia, Cairo, Roma, Washington, Londra, Beirut, Parigi, New York, Boston, Svizzera, Dubai. È un uomo da film, come Cary Grant, un americano senza frontiere che parla sei lingue, sarebbe stato un perfetto professore universitario ma aveva cinque figli da crescere e sfamare».

 

Mamma invece? «Una matriarca assoluta. Una donna complessa, dolce e dura, severa e comprensiva, con quella capacità che le donne hanno in più degli uomini di considerare ogni caso diversamente, di affrontare i problemi a uno a uno, e di scoprire il valore diverso di ognuno. Con noi figli per esempio è stato così. Con mia sorella Jasmine e ancora di più con mio fratello minore, era esigente, spingeva perché a scuola dessero almeno il 90 per cento, sapeva che con loro funzionava…». Per lui invece ha individuato un’altra strada: «Ha capito la mia fatica e la mia tristezza di allora, e non ha insistito. Ha cercato piuttosto di responsabilizzarmi e farmi lavorare». A che età? «A 9 anni ero alla Royal Opera House nella Die Frau Ohne Schatten (La donna senz’ombra) di Richard Strauss con le scene di David Hockney, lavoravo con gli adulti, mi pagavano, avevo una responsabilità. Il teatro, quello che per gli altri era il circo, il mondo finto, per me era vita vera, un’ancora importante».

 

Questa mamma matriarca e schiva ha anche sempre lavorato. «Aveva un laboratorio di vestiti per bambini. Il nostro appartamento era un workshop, se ti svegliavi alle tre di notte vedevi la luce accesa, mia madre con le filippine e le lavoranti francesi, lavorava. Cucivano per Saks, Lafayette, a casa mia non potevi girare senza scarpe, c’erano spilli dappertutto, infilati anche nel parquet» dice mentre si aggira sul parquet immacolato milanese, con calzini rosso neri e con un senso di rinnovata libertà. «Per me e per i miei fratelli casa è il profumo del tessuto tagliato, quella polvere leggera che vola nell’aria, il profumo della nostra infanzia. La casa per me è famiglia, amore, sesso che dura, cane, libertà di esprimerti, in mutande o ben vestito, senza pensare alle conseguenze».

 

La casa che fa da catalizzatore oggi è quella di Miami, «il miglior posto per una famiglia come la nostra in America, dove si parlano tutte le lingue. È una casa vista e comprata in 15 minuti, era stata costruita in modo strano dall’architetto Russell T. Pancoast nel 1926, nessuno la voleva, credo di averla presa a un quarto del prezzo perché ero l’unico che non voleva demolirla. Ci ho lavorato 5 anni con amici scenografi e restauratori, con mia sorella abbiamo dipinto un mercato delle stelle, a destra, appena si entra. Per fortuna l’uragano l’ha risparmiata. Il giardino purtroppo no».

 

In questa casa due volte l’anno arriva tutta la famiglia, 14 persone. «Il Natale si passa qui, in fondo Andreas, il mio compagno e io siamo la coppia più tradizionale della nostra famiglia, siamo insieme da 11 anni, una relazione che dura senza averlo programmato». Andreas Dermanis, regista di origine greca, è piuttosto schivo, parla poco e odia i fotografi. «Anche se oggi anche lui si preoccupa meno di un tempo per uno sguardo in pubblico». A Natale come d’estate arriva anche il più piccolo della troupe Mika, il nipote figlio della sorella Paloma; per questo nipote di tre anni, Beauregard detto “Il principe”, d’estate si va in crociera su una barca in legno con un armadio in miniatura costruito per lui dai migliori artigiani belgi. E per il quale si fanno arrivare i migliori abiti da bambino dal mondo. Il solito delirio di controllo? «Perfezionista anche in questo».

 

 

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19 hours ago, Kumazzz said:

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ORIGINAL in Italian

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Mika: «Io e il mio compagno Andreas siamo i più tradizionalisti della famiglia»

Il più brillante tra gli showmen della tv, a soli 34 anni, ha alle spalle una vita complessa: dislessia, bullismo e cattivi maestri. Ma la sua solida famiglia cosmopolita gli permette oggi di essere il più sincero interprete delle fluide fragilità contemporanee. In musica, però. Grazie a un viaggio molto personale nell’Italia di ieri e di oggi

    

Seduto a gambe incrociate sul divano della sua nuova casa milanese annegata fra gli alberi, Mika canticchia It’s my House, quella che sarà la sigla del suo nuovo attesissimo programma, Stasera CasaMika (dal 31 ottobre su Raidue), e che uscirà come singolo il 20 ottobre. E anche se questa casa dove siamo e dove lui siede raccontando, ha quadri scintillanti alle pareti, comodi divani e una scomodissima, ma molto bella, poltrona di Cappellini appena arrivata, nella casa della canzone è tutt’altra musica: «There ain’t no paintings on the wall/And the bed might not be long enough/Coz my house/Is your house/There’s room for you».

 

Un omaggio ai migranti e alla “rivoluzione dell’identità” fatto da chi più di ogni altro sa interpretare le emozioni e le evoluzioni della contemporaneità: all’ultima edizione del Tempo delle donne in Triennale a Milano c’era la coda dalle 6 di mattina per sentirlo parlare. «Cerco di condividere la mia anima con la mia palette personale: un gesto, le parole, la musica».

 

E un po’ migrante si sente pure lui, americano-libanese che ha vissuto fra Parigi e Londra e che ha case in più parti del mondo, Londra, Miami e Milano. Anche se in questa casa milanese si appresta a battere il record di giorni consecutivi nello stesso letto, trattenuto a Milano per i lavori in corso del suo programma/laboratorio, quella CasaMika che dopo la stagione trionfale dell’autunno scorso torna su Rai2 il 31 ottobre con parecchie novità e un personale viaggio del cantante nell’Italia di ieri e di oggi: «Non voglio far finta di essere italiano, ma è un divertimento continuare a scoprire questo Paese».

 

Ora è intrigato dalla sfida autoriale televisiva: «Fare tv mi ha aiutato a uscire da una mia bolla. Ha cambiato il mio processo creativo, anche quando scrivo canzoni per il mio prossimo album. È la mia fabbrica di creatività, con gli artisti olandesi dello studio Job, Pierpaolo Piccioli e il team Valentino, mia sorella Jasmine, e i co-autori Ivan Cotroneo, Giulio Mazzoleni e Tiziana Martinengo. Siamo una miniera di idee».

 

Con Cotroneo hanno scritto una fiction, protagonista Mika che viaggerà nel tempo con un processo quasi magico: con l’aiuto di una porta girevole si ritroverà per esempio in un appartamento milanese del 1967 con due adolescenti parecchio stupiti di vederlo, in un inedito “Ritorno al futuro”. «Ci sarà un attore inglese non conosciutissimo ma talentuoso, Gregory, mio amico d’infanzia e una mia amica, Luciana Littizzetto che si diverte a rompere gli schemi e le cose, che mi telefona per dirmi le sue idee alle 11 di sera, e che per la prima volta farà uno show, il varietà. Non parlerà di attualità, ma si ispirerà al caos che ci circonda. Lei a Sanremo è stata fantastica e quando le ho chiesto di venire a Casa Mika all’inizio era perplessa. Poi si è decisa: “Vedi, io ho un marito, il mio sposo, che è Fazio, ma un amante per una donna ci vuole, tu sarai l’amante”».

 

Forse quello che trasversalmente affascina di Mika è proprio la sua capacità di interpretare le fluide fragilità contemporanee. «Oggi riesco a raccontare anche episodi duri della mia vita senza filtri, non mi nascondo più dietro i cartoon, come con Billy Brown». Alle spalle ha un percorso scolastico non facile, funestato da una severa dislessia, dal bullismo e dai cattivi maestri, ma bilanciato da una solida famiglia cosmopolita. «I miei genitori hanno fatto l’anniversario a settembre, 40 anni insieme. Mio padre è un wasp gentile che ha vissuto dappertutto, Georgia, Cairo, Roma, Washington, Londra, Beirut, Parigi, New York, Boston, Svizzera, Dubai. È un uomo da film, come Cary Grant, un americano senza frontiere che parla sei lingue, sarebbe stato un perfetto professore universitario ma aveva cinque figli da crescere e sfamare».

 

Mamma invece? «Una matriarca assoluta. Una donna complessa, dolce e dura, severa e comprensiva, con quella capacità che le donne hanno in più degli uomini di considerare ogni caso diversamente, di affrontare i problemi a uno a uno, e di scoprire il valore diverso di ognuno. Con noi figli per esempio è stato così. Con mia sorella Jasmine e ancora di più con mio fratello minore, era esigente, spingeva perché a scuola dessero almeno il 90 per cento, sapeva che con loro funzionava…». Per lui invece ha individuato un’altra strada: «Ha capito la mia fatica e la mia tristezza di allora, e non ha insistito. Ha cercato piuttosto di responsabilizzarmi e farmi lavorare». A che età? «A 9 anni ero alla Royal Opera House nella Die Frau Ohne Schatten (La donna senz’ombra) di Richard Strauss con le scene di David Hockney, lavoravo con gli adulti, mi pagavano, avevo una responsabilità. Il teatro, quello che per gli altri era il circo, il mondo finto, per me era vita vera, un’ancora importante».

 

Questa mamma matriarca e schiva ha anche sempre lavorato. «Aveva un laboratorio di vestiti per bambini. Il nostro appartamento era un workshop, se ti svegliavi alle tre di notte vedevi la luce accesa, mia madre con le filippine e le lavoranti francesi, lavorava. Cucivano per Saks, Lafayette, a casa mia non potevi girare senza scarpe, c’erano spilli dappertutto, infilati anche nel parquet» dice mentre si aggira sul parquet immacolato milanese, con calzini rosso neri e con un senso di rinnovata libertà. «Per me e per i miei fratelli casa è il profumo del tessuto tagliato, quella polvere leggera che vola nell’aria, il profumo della nostra infanzia. La casa per me è famiglia, amore, sesso che dura, cane, libertà di esprimerti, in mutande o ben vestito, senza pensare alle conseguenze».

 

La casa che fa da catalizzatore oggi è quella di Miami, «il miglior posto per una famiglia come la nostra in America, dove si parlano tutte le lingue. È una casa vista e comprata in 15 minuti, era stata costruita in modo strano dall’architetto Russell T. Pancoast nel 1926, nessuno la voleva, credo di averla presa a un quarto del prezzo perché ero l’unico che non voleva demolirla. Ci ho lavorato 5 anni con amici scenografi e restauratori, con mia sorella abbiamo dipinto un mercato delle stelle, a destra, appena si entra. Per fortuna l’uragano l’ha risparmiata. Il giardino purtroppo no».

 

In questa casa due volte l’anno arriva tutta la famiglia, 14 persone. «Il Natale si passa qui, in fondo Andreas, il mio compagno e io siamo la coppia più tradizionale della nostra famiglia, siamo insieme da 11 anni, una relazione che dura senza averlo programmato». Andreas Dermanis, regista di origine greca, è piuttosto schivo, parla poco e odia i fotografi. «Anche se oggi anche lui si preoccupa meno di un tempo per uno sguardo in pubblico». A Natale come d’estate arriva anche il più piccolo della troupe Mika, il nipote figlio della sorella Paloma; per questo nipote di tre anni, Beauregard detto “Il principe”, d’estate si va in crociera su una barca in legno con un armadio in miniatura costruito per lui dai migliori artigiani belgi. E per il quale si fanno arrivare i migliori abiti da bambino dal mondo. Il solito delirio di controllo? «Perfezionista anche in questo».

 

 

I'm trying :wink2:

But you have to be patient....coz I'm watching Roger Federer playing right now

Edited by carafon
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Thanks to @Anouchka.11 who first made the Italian/French translation  :thumb_yello:

I'm not the best English speaking peolple ,so please be indulgent ....hoping it's understandable :blink:

Anybody who finds errors ,please feel free to correct!

 

 

Mika: "my companion Andreas and I are the more traditionalists in the family"

The most sparkly among the showmens of the tv, only 34 years old,  has the weigth of a complex life on his shoulders: dyslexia, bullismo and bad teachers. But his solid cosmopolitan family allows him to be the most sincere interpreter of the contemporary fluid brittleness. In music, however. Thanks to a very personal trip in yesterday's and of today’s Italy

Sitten with cross legs on the couch of his new Milanese house ,drowned among the trees, Mika  hums « It's my House » : it will be the initials  of his new expected program, Casa Mika (from  October 31th on Raidue), and it will go out as a single on October 20. And even if this house where we are has sparkling pictures on the walls, comfortable couches and an uncomfortable, but very beautiful armchair of Bonnets just arrived, in the song’s house it is a littele bit different: "There ain't no paintings on the wall / And the bed might not be long enough / Coz my house / Is your house / There's room for you."

An homage to the migrants and the "revolution of the identity" done from somebody who more than any other  knows how to interpret the emotions and the evolutions of the contemporaneity: At the last edition of the  «Tempe della donne » at the « Triennial » in Milan people where queing from 6 in the morning to be able to listen to him. "I try to share my soul with my personal palette: a gesture, the words, the music."

And he also feels himself like a migrant , American-Lebanese who lived between Paris and London and has houses in many parts of the world : London, Miami and Milan. Even if in this Milanese house he is about to beat the record of consecutive days in the same bed, held back in Milan for the jobs in progress for his program , CasaMika that after the triumphal season of last autumn  returns on Rai2 on October 24 with quite a lot novelties and a personnal trip the singer made in yesterday's  and of today’s Italy: "I don't want to pretend to be Italian, but it is fun going on discovering this Country."

Now he is curious about the challenge of being a television autor: "to Make tv has helped me to go out of my bubble. It has changed my creative trial, also when I’m writing songs for my next album. It is my factory of creativeness, with the Dutch artists from  studio Job, Pierpaolo Piccioli and the team of Valentino, my sister Jasmine and the co-authors Ivan Cotroneo, Giulio Mazzoleni and Tiziana Martinengo. We are a mine of ideas."

With Cotroneo they have written a fiction : protagonist Mika will travel through the time with an almost magic trial: For exemple  with the help of a revolving door  he’ll travel back in a 1967 Milanese apartment with two teen-agers quite  surprised to see him, in an  "Return to the future." Way .There will be an unknown but talented English actor, Gregory, my chidhood friend  and a friend of mine, Luciana Littizzetto who has a good time breaking the schemes and the things, who  phones me to tell her ideas at 11 o'clock in the evening, and  for the first time will make a variety show. We won't speak of actuality, but will be inspired by the chaos that is surrounding us. She’s  been fantastic at SanRemo and when I’ve asked her to come in CasaMika she first was perplex. Then she decided: "you see, I have a husband, my bride, who is Fazio but a woman needs a lover, you will be the lover".

Perhaps what realy fascinates  Mika is her ability to interpret the fluid contemporary brittleness. "Today I’m even able to talk about hard episodes of my life without filters, I don't hide behind cartoons (as Billy Brown) anymore ." He’s carring an uneasy scholastic course,  with a severe dyslexia, with the bullismo and  bad teachers, but balanced by a solid cosmopolitan family. "My parents had their  40 years together ‘s anniversary in September. My father is a kind WASP who lived everywhere : Georgia, Cairo, Rome, Washington, London, Beirut, Paris, New York, Boston, Switzerland, Dubai. He’s like a film actor ,as Gary Grant : an American without frontiers who speaks six languages, would have been a perfect university teacher but had five children to feed and educated

What about the mother ? "An absolute matriarch : complex : sweet and hard, severe and comprehensive , with that ability that  women have more than  men to consider every case, to face the problems  one to one, and to discover the different value of everyone. With us ,her children for example she’s been this way. With my sister Jasmine and even more with my smaller brother, she was demanding, she pushed  them to give at least  90 percent  at school , because she knew that with them it worked". With me she rather did it another way :she understood my tireness and my sadness, and didn’t insist. She rather wanted to responsabilised me and to make me work." At what age? "From 9 I was at the Royal Opera in the « Die Frau Ohne Schatten « (a woman without shade) from Richard Strauss with the scenes of David Hockney, I worked with  adults, they paid me, I had a responsibility. The theater was the circus for the others, the false world,but for me it was the true life, important."

This matriarch and severe mother always worked herself . "There was a laboratory of suits for children. Our apartment was a workshop, if you woke up at night ,at three o'clock, you saw the  lights on, my mother with Philippine and  French workers,all working. They sewed for Saks, Lafayette, in my house you could’nt walk without shoes, there were pins everywhere , even inserted in the parquet" he says while he is walking on the Milanese immaculate parquet, with red and black socks and with a sense of renewed liberty. "For me and for my sibblings, the house means the perfume of the fabric, that dust  flying in the air, the perfume of our childhood . The house for me is family, love, sex that lasts, dogs, liberty to express yourself, in underpants or well dressed, without thinking about the consequences."

The house that serves as catalyst today is in Miami, "the perfect place for a family like ours in America, where they speak every languages. It is a house I bought in 15 minutes, it has been built in strange way by the architect Russell T. Pancoast in 1926, nobody wanted it, I believe I got it for the quarter of the normal price  because I was the only one who didn't want to demolish it. I have worked 5 years with friends, scenograph and renovators, with my sister we have painted a stars market ,located  to the right when you enters. Luckily the hurricane didn’t  distoy it. unfortunately it was not the same with the garden "

In this house twice a year the whole family (14 people) arrives. We’re used to spent  Christmas time  here, after all, Andreas, my companion and I are the most traditional couple of our family, we have been  together for 11 years, a relationship that lasts without having being  programmed " Andreas Dermanis, director of Greek origin, is rather shy, deoesn’t speaks much and hates  photographers. "Even if today he does’nt care being in public eye as much as he did before ." For Christmas time as well as in summer the smallest from Mika’s squad comes too : his nephew ,her sister's Paloma child ; this three year-old nephew, Beauregard ,nicknamed "The prince", cruises in summer  on a wooden boat with a  miniature closet built for him by the best Belgian artisans. And he gets the best child suits of the world. The usual delirium of control? "Perfectionist also in this."

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14 hours ago, carafon said:

I'm trying :wink2:

But you have to be patient....coz I'm watching Roger Federer playing right now

Yay tennis fan in the house! Gonna be busy watching the finals tonight? (well tonight here in Shanghai...not sure what time it will be on where you are)

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