Mika is nominated, among other artists, for the Diversity Media Awards: an italian award for celebrities who fight for gay rights!
Mika, Fedez, Pausini, Ferro Un premio per i diritti gaydi Elena Tebano
Sono tra i finalisti per il personaggio dell'anno del Diversity Media Award che riconosce l’impegno contro i pregiudizi
C’è Mika che, dopo le offese scarabocchiate sul manifesto di un suo concerto, ha impugnato la penna per spiegare quanto fa male il silenzio sull’omofobia. Fedez, che ha sfatato molti luoghi comuni sul maschilismo del rap, e ha preso più volte posizione a favore delle famiglie gay. Tiziano Ferro, protagonista del più importante coming out italiano. E ancora Laura Pausini, che in numerose occasioni ha ricordato il diritto di tutti ad amare e vedere quell’amore riconosciuto. Infine Barbara D’Urso e Daria Bignardi che nelle loro trasmissioni hanno affrontato spesso i temi lgbt (acronimo che indica la comunità lesbica, gay, bisessuale e transgender).
Sono i sei personaggi in gara per i Diversity Media Awards, che quest’anno, per la prima volta in Italia, premieranno le icone gay: chi nel mondo della comunicazione e dello spettacolo meglio si è distinto nella lotta ai pregiudizi contro le persone omosessuali e transessuali. Il modello sono i Glaad Awards, un appuntamento fisso negli Stati Uniti (li ha presentati anche Madonna, per celebrarli si vestì da boyscout). A organizzare il premio italiano è stata invece l’associazione Diversity di Francesca Vecchioni.
L’obiettivo è promuovere una rappresentazione accurata delle persone lgbt e combattere la discriminazione basate sull’identità di genere. «Chi fa comunicazione ha una grande responsabilità: entra nelle case e influenza l’immaginario — spiega Vecchioni, 40 anni, che è figlia del cantautore Roberto e ha avuto due figlie con la ex compagna —. Sulle persone lgbt c’è spesso stata una rappresentazione distorta dai pregiudizi. È importante invece che si possano vedere in tutta la loro autenticità. Mi sta molto a cuore perché so cosa significa crescere senza “miti”: quando ero piccola non c’erano immagini positive e accessibili delle donne lesbiche. Anche per questo era complicato persino sognare il futuro e una vita felice: quello che non riesci a immaginare è come se non fosse possibile».
Le candidature ai premi dello spettacolo riguardano varie categorie (tra le quali film, programmi tv, serie italiane e straniere), verranno presentate oggi a Milano e sono state selezionate dai ricercatori di nove Università, che hanno analizzato quanto uscito lo scorso anno. Pure le candidature per il personaggio dell’anno sono state scelte sulla base della ricerca e poi incrociate con i dati di Google Survay, uno strumento del motore di ricerca che permette di analizzare la popolarità sul Web. Per individuare i vincitori conterà anche il voto popolare (sarà possibile esprimere la propria preferenza online dal primo aprile sul sito www.diversitylab.it). A maggio la premiazione, con un grande evento sempre a Milano.
«Fino a qualche tempo fa sarebbe stata dura trovare abbastanza film o telefilm per concorrere — nota Francesca Vecchioni —. Invece nell’ultimo decennio le serie tv americane ci hanno fatto conoscere personaggi lgbt sempre più complessi e interessanti. E ora anche cinema e televisione italiani hanno iniziato a raccontare questo pezzo di mondo». Aumentano anche i protagonisti dello spettacolo dichiaratamente omosessuali o transessuali: per lo più sono cantanti, stranieri e uomini. Viene da chiedersi se sia casuale o se per un attore, che per il pubblico dà il volto all’oggetto dei desideri, sia ancora difficile vivere la propria omosessualità alla luce del sole.
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